Dott.ssa Chemello Michela

Quando la scoperta di una gravidanza avviene in condizioni poco favorevoli (adolescenza, assenza di una relazione stabile, difficoltà economiche, presenza di fragilità psichica...) la donna può sperimentare sentimenti ambivalenti circa il tenere o meno il bambino, può incaricare gli altri (partner, genitori, amici o altre figure significative) a decidere per lei e può considerare l'interruzione di gravidanza l'unica soluzione per "rimettere le cose a posto" e per stare meglio.  

 

Dopo l'aborto volontario il livello di ansia nella donna si riduce perché lo stimolo ansiogeno, costituito dalla gravidanza indesiderata, viene meno, ma con il passare dei mesi la donna inizia a fare i conti con quel desiderio, seppur minimo, di portare a termine la gravidanza e con quei valori, in contrasto con l'aborto, che determinano un vissuto doloroso di lutto, colpa, rabbia e difficoltà nelle relazioni interpersonali.

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Altre volte l'interruzione della gravidanza avviene in modo naturale, improvviso e involontario. Anche in questo contesto la madre può presentare uno stress psicologico notevole, talvolta superiore rispetto alle donne che hanno interrotto volontariamente la gravidanza, ma vi è un miglioramento più veloce dei disturbi emotivi.

 

L'interruzione della gravidanza (spontanea e volontaria) rimane un evento traumatico che coinvolge la donna, il partner e tutte le figure che ruotano attorno alla coppia, nella loro totalità (biologica, psicologica e spirituale) e provoca una ferita che cambia le persone per sempre.

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